Il Potlatch tra i Nativi della Costa Nord-Occidentale dell’America Settentrionale

Il Potlatch tra i Nativi della Costa Nord-Occidentale dell’America Settentrionale

kwakiutlL’antropologo tedesco-statunitense Franz Boas fu il primo, attraverso il suo saggio “L’organizzazione Sociale e le Società Segrete degli indiani Kwakiutl”, a studiare ed analizzare la cerimonia rituale conosciuta con il nome “Potlatch” tipica delle popolazioni indigene stanziate sulla costa nord-ovest degli Stati Uniti e del Canada. Questa cerimonia si svolgeva presso le tribù Kwakiutl, Haida e Tinglit e popoli affini culturalmente fino al 1884, anno in cui il governo canadese e quello statunitense proibirono la celebrazione del Potlatch, rendendolo illegale poichè ritenuto non solo una abitudine culturale inutile, ma anche contraria ai valori etici della società civili americana e canadese. Questa premessa è stata utile per presentare l’argomento su cui mi concentrerò, ovvero il Potlatch, analizzando i vari significati culturali, economici e politici ad esso connessi.

Innanzitutto descriviamo alcune delle tribù nelle quali il Potlatch era un caratteristica culturale fondamentale per il funzionamento dell’organizzazione sociale. Le tre principali tribù nelle quali si svolgeva il Potlatch sono gli Haida, i Tlingit e i Kwakiutl.

Gli Haida sono una popolazione di lingua Athapaskan stanziata originariamente sulle isole al largo della Columbia Britannica. Essi identificano se stessi con il nome Xa’ida, ovvero “Il Popolo”. Grazie alle favorevoli condizioni ambientali e la garanzia di abbondanza di approvvigionamenti, gli Haida erano una popolazione sedentaria che si stabiliva in villaggi permanenti che ospitavano una popolazione relativamente numerosa. La loro organizzazione sociale era basata sulla matrilinearità, infatti i figli ereditavano lo status sociale dalle madri. I Tlingit erano stanziati sulle isole dell’Alaska sudorientale. La loro organizzazione sociale si basava sulla divisone in gruppi ereditari fondamentali detti moities (letteralmente “metà”). Nella società Tlingit ogni individuo apparteneva ad una delle moities, che assumevano generalmente il nome di un animale, e i matrimoni erano consentiti solamente con i membri di un’altra moities, così da rafforzare il legame comunitario e tra i gruppi. Come per gli Haida, anche i Tlingit erano una società matriarcale e matrilineare ed infatti i figli venivano affidati alla moiety della madre. Inoltre ogni moiety si suddivideva a sua volta in gruppi definiti clan, guidati da un capo o leader. Infine troviamo i Kwakiutl, divenuti famosi grazie agli studi di Franz Boas, popolo di lingua Wakashan stanziato originariamente sull’isola di Vancouver e lungo la costa della Columbia Britannica. Tutte e tre queste popolazioni sono accomunate, come già evidenziato, dalla cerimonia denominata potlatch, che è poi l’argomento principale di questo articolo.

Potlatch, in lingua Chinook, una lingua franca utilizzata per gli scambi commerciale tra nativi e colonizzatori insediati nella zona della costa nord-ovest dell’America settentrionale, significa letteralmente “dare”, era una cerimonia rituale svolta ed organizzata durante i mesi invernali da un individuo della comunità che durante l’anno, era riuscito ad accumulare e mettere da parte un surplus di beni materiali e risorse alimentari proprio in occasione di questo evento. Egli invitava i membri di gruppi di parentela, i membri della comunità e di altri villaggi, offrendo agli invitati del cibo e donando loro i beni accumulati. Nel momento in cui gli invitati accettano il cibo e i doni offerti dall’organizzatore del potlatch, confermano il suo onore. Gli invitati rispondevano a loro volta con un proprio potlatch nel quale cercavano di eguagliare o superare la quantità di beni offerti dal precedente organizzatore. Questo sistema permetteva lo scambio di ricchezze materiali all’interno della comunità, tanto che nella maggior parte dei casi, l’organizzatore, al termine della cerimonia, si trovava privo dei suoi iniziali beni materiali.

Presso i Kwakiutl il potlatch si svolgeva in maniera leggermente differente. Infatti i Kwakiutl erano soliti, durante questa cerimonia, uccidere i prigionieri di guerra e distruggere i beni materiali posseduti in modo da mostrare pubblicamente alla comunità il disprezzo totale per la proprietà.

Il potlatch è investito di un forte significato sociale; infatti, essendo organizzati dai membri più onorevoli e prestigiosi della tribù, questo rituale permetteva la ridistribuzione delle risorse materiali tra i vari clan e per consolidare il proprio status attraverso la manifestazione di rifiuto della proprietà privata.

Come già evidenziato in un passato articolo sui Big Man della Polinesia, si ripresenta il concetto di autosfruttamento del leader della comunità che, per accumulare i beni materiali da offrire o da distruggere durante i potlatch, può contare solamente sulle sue forze e sul suo lavoro non potendo disporre di alcun potere coercitivo per imporre ad altri individui di lavorare per lui. Inoltre, sempre citando quell’articolo, ” l’obbligo di generosità è un vero e proprio contratto stipulato tra il capo e la tribù, che sancisce il prestigio di cui ha brama il capo, in cambio di un costante flusso di beni prodotti di cui può godere la comunità intera. Questo obbligo di generosità è a tutti gli effetti un debito del capo nei confronti della società; debito che incatena il capo fin quando egli vorrà continuare a detenere lo status di leader.”.

Torna prepotentemente il concetto di rifiuto della proprietà e del disprezzo per il possesso dei beni materiali, comune a moltissimi popoli ritenuti selvaggi e primitivi, nonostante sia innegabile l’effetto che questo rifiuto e questo disprezzo abbiano sull’organizzazione sociale, impedendo alla diseguaglianza e alla divisone di distruggere l’equilibrio egualitario tipico della maggioranza delle popolazioni primitive.

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.