Ihuma e Naklik – Affettuosità e Aggressività tra gli Inuit

Ihuma e Naklik – Affettuosità e Aggressività tra gli Inuit

In questo articolo cercherò di presentare i concetti più importanti, inerenti alla questione della non-aggressività, contenuti nella ricerca etnografica dell’antropologa statunitense Jean L. Briggs (che ci ha abbandonato di recente, nel giugno di quest’anno) in due società Inuit canadesi: gli Utkuhikhalingmiut (Utku) stanziati nell’Artico centrale e i Qipisamiut (Qipi) dell’Artico orientale. Jean Briggs si è concentrata sull’aggressività, il controllo di essa ed il comportamento non-violento di queste due società.

Queste due società Inuit vivevano una vita sostanzialmente nomade e totalmente autosufficiente, dovuto anche al fatto di aver adottato minimamente lo stile di vita occidentale. Nella vita sociale e politica degli Utku non esistono leader comunitari riconosciuti dal gruppo, mentre tra i Qipi esiste la tendenza dei figli a scegliere volontariamente se continuare a rispettare le direttive dei padri o suoceri anche successivamente aver messo su famiglia; inoltre tra i Qipi spesso la comunità riconosce all’individuo più anziano un certo grado di autorità, condizione che però non permette all’anziano di esercitare tale potere sulle questioni della vita quotidiana, ma sopratutto il conformarsi alle decisioni e desideri dell’anziano leader è una decisione totalmente volontaria.

In entrambe le società il rapporto con il comportamento non violento verso gli esseri umani trova le sue fondamenta nella fusione tra comportamento affettuoso e comportamento aggressivo (due emozioni completamente antitetiche) utilizzati nel processo di socializzazione primaria degli individui. Entrambe le comunità individuano due principali e fondamentali concetti che regolano l’espressione di comportamenti aggressivi: Ihuma Naklik

Ihuma si riferisce ai processi cerebrali come il pensiero, la ragione, la volontà ed è il criterio utilizzato per definire l’umanità e la maturità. Solo possedendo Ihuma si è un Inuk pienamente socializzato e di conseguenza una persona buona e matura poichè retta dalla ragione e si comporta in modo premuroso, protettivo e non aggressivo nei confronti della comunità. Questo atteggiamento premuroso e protettivo è ciò che Utku e Qipi definiscono appunto Naklik.

Il possesso o meno di Ihuma indica verso chi e cosa si può tenere un comportamento aggressivo, ovvero gli animali, e verso chi è condannabile utilizzare violenza, ovvero gli esseri umani, i quali hanno il totale diritto ad essere liberi e autonomi, perciò a non subire interferenze. Gli Utku definiscono interferenze comportamenti come il convincere gli altri a far qualcosa o influenzare le azioni o le opinioni altrui; perciò ritengono che interferire con l’autonomia individuale sia qualcosa di negativo nei confronti dei possessori di Ihuma.

Il concetto di Ihuma possiede una triplice valenza nel processo di controllo della violenza. Innanzitutto funge da motivazione per l’importanza che gli Inuit attribuiscono all’autonomia e alla non intromissione. In secondo luogo Ihuma definisce la ragione, ovvero ciò che permette agli individui di esercitare l’autocontrollo su loro stessi rispettando in questo modo l’autonomia altrui. Infine questo concetto viene utilizzato come sanzione nei confronti di perde il controllo ed esprime aggressività, definendo tali comportamenti come espressione di immaturità. All’interno delle varie società Inuit la tendenza a difendere la propria autonomia si manifesta attraverso il ricorso alla fuga piuttosto che alla violenza. Questo si collega al concetto di Naklik, strettamente correlato a quello di Ihuma, ovvero la manifestazione di un comportamento protettivo, il preoccuparsi per il benessere degli altri. Naklik definisce il desiderio di proteggere qualcun’altro dalla fame, dal pericolo e dal freddo.

Ihuma e Naklik, come ho già evidenziato, sono strettamente correlati tra loro e si rinforzano vicendevolmente, perchè la capacità di “sentire Naklik” e comportarsi secondo tale sentimento è conseguenza diretta del possesso di Ihuma, ovvero di maturità. Utku e Qipi sostengono che è principalmente nei confronti dei possessori di Ihuma (gli esseri umani) che si deve adottare un comportamento coerente con il sentimento Naklik.

All’interno del processo di socializzazione e delle comunità Utku e Qipi esiste però una categoria intermedia di possessori di Ihuma, ovvero i bambini, i quali non essendo ancora dotati di piena autonomia non possiedono ancora completamente Ihuma. All’interno di entrambe le società si tende a rimproverare e criticare i bambini senza però picchiarli. Gli Utku sostengono che i rimproveri non siano necessari e che basta l’insegnamento-esperienza, perchè nel momento in cui il bambino acquisisce pieno Ihuma saprà ricordare. I Qipi invece credono nell’utilità dei rimproveri anche se sostengono che una persona buona non dovrebbe mai farne utilizzo. In entrambi i casi però la tendenza e la credenza diffusa è quella secondo cui i bambini non devono mai essere aggrediti fisicamente.

L’aggressione fisica è accettabile solo nei confronti dei non possessori di Ihuma, gli animali. I Bambini però si pongono, come già detto, in una posizione intermedia tra chi possiede Ihuma (esseri umani adulti) e chi non possiede Ihuma (animali), poichè detengono parziale Ihuma. E proprio per questo motivo, paradossalmente, vengono trattati dagli adulti con maggiore Naklik, anche se non nella sua forma pura, ritenuta ideale solo per relazionarsi tra adulti. Il Naklik nei confronti dei bambini si manifesta come una forma di comportamento affettuosamente aggressivo definito Ugiangu dai Qipi e Kiilinngu dagli Utku. Questo comportamento affettuosamente aggressivo si riferisce ad atteggiamenti, come abbracciare o baciare intensamente il proprio bambino, che nonostante siano segni d’affetto provocano dolore più o meno intenso nel bambino. Nonostante ciò le manifestazioni di Ugiangu e Kiilinngu sono controllate dagli adulti in modo non fare realmente male al bambino.

Citando direttamente Jean Briggs, per concludere questo primo articolo dedicato alla non aggressività all’interno della società Inuti, “Paradossalmente ritengo che sia proprio questa ambigua fusione di affetto e di aggressione quello che produce un adulto naklik ben socializzato […] Essa (la fusione di affetto e di aggressione) dà al bambino un modello benevolmente aggressivo da imitare. Il bambino impara implicitamente ed esplicitamente che non vi è altro modello accettato; cioè che la violenza ostile verso gli esseri umani non è mai accettata…”

Per ora mi fermo qui altrimenti diverrebbe estremamente lungo e complicato il discorso sulla aggressività e affettuosità all’interno del mondo culturale Inuit. Nella seconda parte (che spero di scrivere al più presto) vedrò di esporre altre tre importanti concetti tipici delle società Utku e Qipi: La paura di perdere le persone amate, la paura dell’aggressività e la paura di essere amati.

 

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.