“Siamo la Crepa nel Vostro Muro” – A Proposito di Capitalismo, Globalizzazione e Frontiere

“Siamo la Crepa nel Vostro Muro” – A Proposito di Capitalismo, Globalizzazione e Frontiere

(Immagine ripresa da Comune-Info)

 

Il 14 febbraio il Subcomandante Insurgente Moisés ed il Subcomandante Insurgente Galeano, a nome della Commisisone Sexta dell’EZLN, hanno scritto un comunicato per la convocazione di una campagna mondiale dal titolo: “Di fronte ai muri del Capitale: la resistenza, la ribellione, la solidarietà e l’appoggio dal basso e a sinistra.” attraverso il quale analizzano con tono critico la sempre più costante tendenza del Capitale e del Potere a costruire “muri” e invitano ad opporsi ad essi con la lotta, la resistenza, la ribellione e l’organizzazione (dal basso a sinistra).

Inizialmente il comunicato si concentra sul Potere incarnato oggigiorno dal Capitale. In quanto anarchico il mio atteggiamento in merito al “Potere” non può che essere di critica, di opposizione e di distruzione; il potere è infatti “il rapporto sociale per mezzo del quale chi comanda mantiene la schiavitù”. E questa definizione non può che applicarsi perfettamente al Potere inteso, nel mondo contemporaneo, come il dominio del Capitale e del regno del mercato. Un Potere, quello del Capitale, che è innegabilmente esclusivo, elitario, discriminatorio e che cerca di mantenersi in vita attraverso lo sfruttamento, la predazione, la repressione e la discriminazione. Il Capitale al giorno d’oggi domina il mondo, si è imposto tramite la guerra e si perpetua attraverso di essa, imponendo a livello globale il regno del mercato, un regno nel quale tutto si compra e tutto si vende, natura (devastata e saccheggiata in nome del profitto e degli interessi capitalistici) ed esseri umani in primis. Il mercato di natura capitalista si basa, e sembra anche banale ricordarlo, sulla predazione e sullo sfruttamento e la sua stabilità dipende solamente dalla costante repressione che attua nei confronti di coloro che provano a ribellarsi, a lottare e ad insorgere. Il Capitale è una macchina alimentata a distruzione e morte. “La distruzione del pianeta, i milioni di profughi, l’auge del crimine, la disoccupazione, la miseria, la debolezza dei governi, le guerre a venire, non sono il prodotto degli eccessi del Capitale, o di una conduzione erronea di un sistema che prometteva ordine, progresso, pace e prosperità”. Tutto questo in realtà costituisce l’essenza di questa macchina nefasta che chiamiamo “Capitalismo”; e l’unico modo per fermare questa macchina è agire concretamente per distruggerla attraverso la lotta anticapitalista.

La globalizzazione neoliberale, ovvero l’imposizione globale del capitalismo e del regno del mercato, non ha portato al trionfo della libertà, della giustizia o della pace, bensì ha diffuso e imposto ancor più marcatamente la separazione a livello mondiale tra la classe degli sfruttati e la classe degli sfruttatori, tra chi domina poichè detiene il Capitale e chi viene dominato. La globalizzazione, come possiamo benissimo notare oggi, non ha in alcun modo creato il famoso quanto fantomatico “villaggio globale” poichè in realtà solamente il mercato si è fatto globale, si è mondializzato, e di conseguenza la guerra in nome del Capitale e del profitto si è diffusa e amplificata. Oggi nel tempo della crisi globale, finalmente possiamo smascherare il vero volto del capitalismo, sintetizzato perfettamente nella formula “Guerra sempre, guerra ovunque.” Questo perchè il capitalismo, messo in seria difficoltà da una crisi diffusa a livello globale, ricorre alla guerra in quanto unico mezzo che può permettergli di perpetuarsi e mantenersi in vita. Ed è proprio in questo contesto di crisi globale del regno del mercato, in questi tempi in cui assistiamo al fallimento della globalizzazione e della favola del “villaggio globale”, che ci troviamo dinanzi al collasso del capitalismo inteso come sistema mondiale. Lo stesso capitalismo che si è imposto come sistema mondiale tramite la guerra, le violenze, la devastazione ambientale, la distruzione sistematica dei territori, lo sfruttamento dei popoli della parte meridionale del mondo e che Francis Fukuyama definì vent’anni fa “fine della storia”. Fine della storia perchè il capitalismo neoliberalista si presentava agli occhi del mondo come il sistema economico-politico ultimo, la cui supremazia aveva sconfitto il “nemico comunista”, che imponendosi a livello globale avrebbe concesso benessere, ricchezza, stabilità e pace a tutti i popoli e in tutte le regioni del mondo. In realtà il capitalismo come sistema mondiale è al collasso nonostante cerchi di mantenersi in vita attraverso la guerra e la distruzione, attraverso i muri e le frontiere.

Come scritto nello stesso comunicato della Sexta dell’EZLN “Il sistema è arrivato al punto di non ritorno” ed ora tocca a noi, che siamo le crepe di questo sistema e stiamo in basso a sinistra, lottare, resistere, ribellarci, insorgere ed organizzarsi.

Riportando direttamente le parole della Commisione Sexta “L’offensiva internazionale del Capitale contro le differenze razziali e nazionali, che promuove la costruzione di muri culturali, giuridici e di cemento e acciaio, vuole restringere ancora di più il pianeta. Vogliono creare così un mondo dove ci stiano solo quelli che sopra sono uguali tra loro. Suonerà ridicolo, ma è così: per affrontare la tormenta il sistema non vuole costruire tetti per ripararsi, ma muri dietro i quali nascondersi. Questa nuova tappa della guerra del Capitale contro l’Umanità deve essere affrontata con resistenza e ribellione organizzate, ma anche con la solidarietà e l’appoggio verso chi vede attaccate le proprie vite, libertà e beni.  Considerando che il sistema è incapace di frenare la distruzione. Considerando che, in basso e a sinistra, non ci deve essere posto per il conformismo e la rassegnazione. Considerando che è il momento di organizzarsi per lottare ed è tempo di dire “NO” all’incubo che ci impongono da sopra.”

Con l’obiettivo di chiamare all’organizzazione mondiale dal basso a sinistra per opporsi e resistere all’aggressività del Capitale e per contrattaccare insorgendo ed autorganizzandosi, il Subcomandante Moisès e il Subcomandante Galeano, invitano ad “organizzarsi con autonomia, a resistere e ribellarsi contro le persecuzioni, detenzioni e deportazioni. Se qualcuno se ne deve andare, che siano loro, quelli di sopra. Ogni essere umano ha diritto ad un’esistenza libera e degna nel luogo che ritiene migliore, ed ha il diritto di lottare per restarci. La resistenza alle detenzioni, sgomberi ed espulsioni sono un dovere, come un dovere è appoggiare chi si ribella contro questi arbitri senza che importino le loro frontiere. Bisogna far sapere a tutta quella gente che non è sola, che il suo dolore e la sua rabbia è visibile anche a distanza, che la sua resistenza non è solo benvenuta, ma è anche appoggiata anche se con le nostre piccole possibilità. Bisogna organizzarsi. Bisogna resistere. Bisogna dire “NO” alle persecuzioni, alle espulsioni, alle prigioni, ai muri, alle frontiere. E bisogna dire “NO” ai malgoverni nazionali che sono stati e sono complici di questa politica di terrore, distruzione e morte. Da sopra non verranno le soluzioni, perché lì sono nati i problemi.”

Come espresso nel comunicato, bisogna resistere, bisogna ribellarsi, bisogna lottare, bisogna organizzarsi. Tocca a noi, noi che siamo le crepe in basso a sinistra abbattere i muri del Capitale, abbattere ogni frontiera.

(immagine presa dal blog “Voci dalla Strada)

 

 

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.