L’Antropologia Come Antidoto Contro il Razzismo

L’Antropologia Come Antidoto Contro il Razzismo

Franco La Cecla e Marco Aime, due importanti antropologici italiani fautori di una concezione non egemonica dell’antropologia, sostengono che appunto gli studi antropologici possono funzionare da antidoto contro il razzismo, sentimento che sempre più insistentemente si fa strada nella società odierna caratterizzata da multiculturalismo e globalizzazione.

“L’antropologia è un modo di essere prudenti, di dire a se stessi che il mondo è molto complicato e c’è bisogno di osservarlo a lungo per capire come siamo”; così La Cecla spiega l’approccio anti egemonico che dovrebbe assumere l’antropologia in quanto conoscenza che permette di indagare la realtà e comprenderla al meglio.

Un sapere importante «Perché, mai come adesso che il mondo è globalizzato, i privilegiati hanno la possibilità di andare in giro per il mondo, i non privilegiati di essere sbattuti in giro per il mondo. Mai come adesso, questa varietà non vuole essere ridotta a unità e l’antropologia è che ci racconta il mondo com’è». La lezione di umiltà nei confronti delle società che studia rende questa disciplina più efficace della filosofia, della storia, del diritto, dell’economia. Infatti «comparare gli indigeni amazzonici con quelli della Val di Susa, significa guardare il mondo in con un approccio sincronico che ci aiuta a relativizzarci, a sapere che noi rappresentiamo soltanto una parte dello scenario che è un grande mosaico». Queste le parole di Marco Aime.

Secondo Marco Aime: “Cultura è una seconda natura, complementare a quella biologica. Siamo infatti l’unico animale che così come viene al mondo non funziona. Mentre qualunque cucciolo in poche settimane impara quello che deve sapere per sopravvivere, noi dobbiamo studiare anni. Questo vuoto dobbiamo riempirlo con la cultura che non è separata dalla natura, ma è complementare. Siamo fatti di natura e cultura. E siccome siamo, fin dalle origini, una specie migrante, abbiamo piedi e non radici. Ci siamo sempre spostati e i nostri antenati incontrando nuovi problemi, nuovi paesaggi nuove situazioni hanno dovuto fornire risposte nuove e diverse”

Aime sostiene che quindi l’unico mezzo per contrastare il razzismo del nuovo millennio, discriminazione non più incentrata sul concetto di razze inferiori e superiori, bensì sulla concezione di inconciliabilità delle culture e delle differenze culturali e quindi orientato ad una teoria del conflitto culturale, è appunto il sapere antropologico poichè unica disciplina capace di conferire al concetto di cultura il suo originario significato staccandolo dalle manipolazioni e distorsioni politiche che tendono ad utilizzarlo come sinonimo o sostituto del concetto di razza con il fine di alimentare xenofobia e guerra tra poveri.

 

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.