Nonostante si è portati a pensare che in epoca contemporanea e moderna popolazioni nomadi di cacciatori-raccoglitori siano praticamente inesistenti o nel peggiore dei casi vengono dipinte come retaggi del passato, come qualcosa di primitivo e di arretrato e quindi da superare, il nomadismo storicamente è stato la spina dorsale dell’evoluzione e dell’organizzazione sociale dell’uomo e continua ad esistere ancora oggi. La Storia evidenzia che la condizione naturale dell’essere umano è quella del nomade e solo durante il Neolitico con la nascita dell’agricoltura è avvenuto il passaggio da nomadismo a sedentarietà. Passaggio che ha fatto emergere la dicotomia “nomade/sedentario” della quale si serve il sedentario per definire se stesso e costruire la propria identità in contrasto al nomade, e viceversa.
Il nomadismo è ancora presente in alcune regioni africane e asiatiche e in epoca contemporanea le popolazioni nomadi di cacciatori-raccoglitori si trovano a dover fronteggiare un contesto economico-politico che li sottopone a pressioni per indurli a modificare i propri mezzi di sussistenza e adottando uno stile di vita sedentario e passando all’agricoltura. Spesso sono gli Stati a esercitare pressione sulle popolazioni nomadi affinchè esse si insedino stabilmente dedicandosi all’agricoltura; questo perchè il nomadismo, ovvero lo spostamento ciclico di questi popoli di cacciatori-raccoglitori entra in conflitto con il concetto di Stato-Nazione territoriale basato sul rispetto ed il controllo dei confini.
Dopotutto il nomade è per sua essenza in continuo movimento e quindi per sua natura sfugge al controllo di un un mondo basato su Stati-Nazione e confini e perciò in costante conflitto con chiunque cerca di sedentarizzarlo e modificare il suo stile di vita e di organizzazione sociale. Infine è innegabile che all’interno del mondo contemporaneo globalizzato e dominato da società sedentarie tese al controllo di tutto e tutti il nomade rimane sempre e ovunque straniero e altro, cercando di riaffermare il suo stile di vita in contrapposizione alla sedentarietà che domina la società capitalista moderna.
Bisognerebbe iniziare a vedere il nomadismo come colonna portante della storia dell’essere umano e come una realtà possibile da opporre all’egemonica visione della società sedentaria ed immobile, abbandonando l’idea occidentalecentrica sviluppata nel corso del colonialismo e dell’imperialismo europeo che nomadismo sia in qualche modo sinonimo di arretratezza nell’organizzazione sociale e quindi un qualcosa da superare in quanto retaggio dell’epoca primitiva.
Nomadismo quindi, per concludere, non come sinonimo di arretratezza poichè come sostiene l’antropologo Marco Aime ” la storia degli esseri umani è fatta di migrazioni e di movimenti” e sopratutto perchè quella che oggi noi identifichiamo come civiltà esiste anche grazie al fondamentale apporto di popolazioni e culture nomadi.
bell’articolo. grazie.