Resistenze Indigene – La Guerra di Guerriglia dei Seminole

Resistenze Indigene – La Guerra di Guerriglia dei Seminole

I Seminole, tra le numerosissime tribù di nativi americane venute in contatto con l’uomo bianco, sono stati certamente, oltre che un popolo particolare e unico, uno dei più bellicosi e tenaci nel difendere la propria autonomia e la propria libertà con tutti i mezzi possibili. Ancora oggi infatti il popolo Seminole è ricordato e fa vanto di esser stata l’unica tribù di nativi a non aver mai firmato un trattato di Pace con il governo degli Stati Uniti d’America. Inoltre le guerre avvenute tra i Seminole e il governo americano sono state le più lunghe, logoranti e costose sia in termini di perdite umane che di denaro per il governo USA tra tutti i conflitti mossi contro i nativi. In questo articolo della serie “Resistenze Indigene” parlerò nello specifico della Seconda Guerra Seminole, anche conosciuta come Resistenza Seminole, e della tattica militare utilizzata dai nativi per contrastare l’espansione dei coloni e dell’esercito americano nei territori paludosi della Florida, ovvero la guerriglia.

Prima di iniziare dovremmo chiarire chi furono i Seminole. I primi gruppi di nativi che si stanziarono nelle zone attorno alle paludi della Florida, erano in realtà delle comunità di migranti formate da individui appartenenti alle tribù Creek e Chickasaw che avevano deciso di abbandonare, a causa di problemi di sovrappopolazione, i propri territori di origine e le proprie tribù. Una volta giunti in Florida, queste comunità di migranti decisero di rinnegare le proprie origini adottando il nome di Seminole, che può star a significare sia “uomini liberi” sia “popolo in movimento”. E’ per questa loro natura di migranti, di fuggitivi, di uomini liberi che dovremmo pensare ai Seminole come una confederazione di comunità, piuttosto che come un vero e proprio popolo omogeneo culturalmente, linguisticamente e etnicamente. A riprova di questa loro natura culturale eterogenea è utile sottolineare che all’interno della confederazione seminole trovarono rifugio moltissimi schiavi neri fuggitivi che acquistarono la libertà all’interno delle comunità indigene, divenendo membri effettivi del popolo Seminole e combattendo al loro fianco nelle guerre contro gli americani. La confederazione seminole rappresenta quindi un caso unico all’interno del variegato panorama dei popoli nativi americani, al punto che non sarebbe affatto un errore definirla una vera e propria confederazione multiculturale. Inoltre ritengo sia importante sottolineare che, per quanto riguarda l’organizzazione politica-sociale, i Seminole erano privi di re o capi, e solamente in situazioni speciali come un conflitto, sceglievano in modo democratico, orizzontale e diretto il proprio capo di guerra.

Passiamo ora ai fatti storici. La prima data importante nella storia Seminole è il 1819, data con la quale termina la prima Guerra Seminole e che decreta l’acquisizione statunitense della Florida che fino a quel momento era stato possedimento coloniale spagnolo. Con l’acquisizione della Florida, il governo statunitense decise di intraprendere delle vere e proprie campagne militari per invadere, occupare e conquistare i territori nativi, deportando gli indigeni nelle riserve. I Seminole però non vollero saperne di abbandonare le proprie terre e di assoggettarsi al volere degli americani e per questo motivo decisero di intraprendere una guerra di guerriglia volta a scacciare l’invasore e a mantenere la propria autonomia. Alcuni anni dopo la conclusione della Prima Guerra Seminole infatti, nel 1823, il governatore della Florida W.P.Duval discusse con alcuni rappresentanti indigeni le condizioni per la stipulazione di un trattato di pace che avrebbe non solo decretato la cessione delle terre seminole al governo degli Stati Uniti, ma sopratutto l’accettazione di recarsi nelle riserve dell’Oklahoma.

Contro questo trattato e contro la deportazione in alcune riserve dell’Oklahoma, a ovest del Missisipi, si schierò con tenacia il famoso capo di guerra Osceola, il quale fu artefice dell’inizio della Resistenza Seminole che durò per 7 anni. Osceola, conscio dell’importanza che avrebbe potuto assumere il territorio paludoso della Florida e della conoscenza seminole di quell’ambiente ostile, attuò una vera e propria guerra di guerriglia contro l’esercito statunitense che si dimostrò disorientato dalla facilità di combattimento e movimento che contraddistingueva i Seminole in quelle zone ostiche e inviolabili. Prima di arrivare al vero e proprio inizio della Seconda Guerra Seminole però dobbiamo raccontare altri importanti eventi che ci permettono di fare un quadro più completo dei rapporti che intercorrevano tra il governo USA e la Confederazione Seminole.

Il 28 dicembre 1833, l’agente dell’esercito americano Thompson fu ucciso durante un imboscata; questo fatto viene ritenuto il momento preciso in cui i Seminole riconobbero ad Osceola lo status di capo di guerra che avrebbe guidato la resistenza. La sera dello stesso giorno due compagnie comandate dal maggiore Francis Dade affrontarono altri tre capi di guerra seminole; dal combattimento solamente tre soldati americani uscirono vivi. Furono questi due avvenimenti che diedero inizio alle prime fasi della Seconda Guerra Seminole, che iniziò ufficialmente solo nel 1835 e che vide nuovamente la Florida teatro di violenze e combattimenti pochi anni dopo la conclusione del primo conflitto. Nonostante la resistenza seminole durò fino al 1842 assestando gravi perdite all’esercito statunitense, nel 1838 fu colpita duramente dalla morte di Osceola, successiva alla sua cattura da parte dell’esercito americano a St.Augustine e la sua prigionia a Fort Moultrie.

Come ho già sottolineato sopra la Resistenza Seminole è stata una guerra di guerriglia nella quale il territorio paludoso della Florida ha avuto un ruolo fondamentale; da una parte permise ai guerrieri indigeni di attuare una guerriglia fatta di agguati, imboscate e repentine fughe, dall’altra risultò essere un ambiente fortemente ostile ed impenetrabile per l’esercito americano trovatosi impreparato a combattere una guerra logorante in un territorio ignoto. Come disse Osceola a proposito della pratica della guerriglia nelle paludi della Florida: “Dove loro saranno molti noi non ci saremo, dove saranno in pochi noi li colpiremo”. Non è forse questa l’essenza della guerriglia che ha fatto la fortuna di molte insurrezioni, resistenze e rivoluzioni socialiste, marxiste e anarchiche? Citando direttamente Guevara, “Bisogna portare la guerra fin dove il nemico la porta il nemico; renderla totale. Non bisogna lasciargli un minuto di tranquillità, un minuto di calma al di fuori e all’interno delle sue caserme: attaccarlo dovunque si trovi; farlo sentire una belva braccata in ogni luogo in cui transiti”; ed è quello che hanno fatto dal 1935 al 1942 i guerriglieri indigeni e quello che ha permesso loro di mantenere la propria autonomia, la propria essenza di uomini liberi, in poche parole la propria essenza di Seminole.

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.