Resistenze Indigene – La Guerriglia dei Modoc

Resistenze Indigene – La Guerriglia dei Modoc

Con l’articolo in cui trattavo la Battaglia di Mactan ho deciso di dare inizio ad una nuova categoria di articoli che riguarderanno le numerose resistenze indigene contro le innumerevoli manifestazioni dell’oppressione e della violenza che hanno caratterizzato la storia del colonialismo e dell’imperialismo europeo nel continente americano, così come in Asia, in Africa e in Oceania. L’articolo scritto in merito alla morte di Magellano per mano del Raja indigeno Lapu Lapu segna così l’inizio di una serie di articoli che prenderà il nome di “Resistenze Indigene”; articoli che saranno volti a riscoprire il tentativo coraggioso dei differenti popoli indigeni di non sottomettersi e di mantenere la propria autonomia politica e culturale dinanzi alla progressiva conquista e all’oppressione europea.

Nell’articolo di oggi si parlerà di quella che è passata alla Storia come “La Guerra dei Modoc” e che riguarda il biennio 1872-1873 nel quale la tribù nativa americana dei Modoc riuscì, con non più di una cinquantina di uomini, a tener testa all’esercito americano e al suo ingente dispiego di uomini e armamenti. Come al solito andiamo con ordine.

I Modoc erano una tribù di nativi americani stanziata sulla costa del Pacifico, nell’Oregon lungo la frontiera caliorniana, territorio che condividevano con un altro popolo a loro culturalmente legato, i Klamaths. I Modoc erano una popolazione di cacciatori-raccoglitori che negli anni ’50 del 1800 iniziò a provare un forte sentimento di ostilità nei confronti degli europei, dopo che questi ultimi si erano macchiati di diversi attacchi di rappresaglia e di violenze contro villaggi Modoc innocenti uccidendo donne e bambini; per questo motivo i Modoc nella figura del loro capo più carismatico e famoso, Kintpuash (noto con il soprannome affibbiatogli dai bianchi di Captain Jack che io cercherò di non utilizzare in questo articolo), decisero di vendicarsi e cercare di fermare l’invasione europea attaccando ogni uomo bianco che si sarebbero addentrato nei loro territori con l’intento di occuparli. Le vendette dei Modoc non si fecero aspettare, infatti durante gli anni ’50 ci fu un escalation di attacchi alle carovane con la conseguente uccisione di coloni e di pionieri. Questi avvenimenti evidenziarono la volontà del popolo Modoc di non cedere e di non sottomettersi alla conquista europea senza combattere.

Intanto negli anni ’60, l’Ufficio per gli Affari Indiani decise che sia i Modoc che i Klamaths avrebbero dovuto abbandonare le loro terre per esser condotti e rinchiusi in una riserva stabilità dal governo americano. Questo provvedimento fu preso per tentare di placare il carattere riottoso e ostile del popolo Modoc e per cercare di piegare la loro volontà di autonomia e resistenza al dominio americano; i Modoc dimostrando per l’ennesima volta il loro atteggiamento ostile all’uomo bianco che tentava di sottometterli e di espropriarli delle terre e della libertà, rifiutarono il trasferimento nella riserve rifugiandosi lungo il fiume Lost, a nord della frontiera californiana.

il 28 novembre del 1872, il maggior generale giunse nei pressi del fiume Lost insieme a una quarantina di soldati per catturare Kintpuash e riportarlo alla riserva; la tensione sfociò in uno scontro armato che vide la morte di un soldato e di tre Modoc. A seguito di questo scontro i Modoc fuggirono nuovamente, questa volta in direzione del Lava Beds a sud del lago Tule nella California settentrionale, uccidendo al loro passaggio diciotto coloni ma risparmiando donne e bambini.

Il 16 gennaio del 1873, il generale maggiore Frank Wheaton, seguito da circa quattrocento uomini, mosse verso Lava Beds, diventata roccaforte dei ribelli Modoc, deciso a riportare l’ordine e a ripulire quella che lui definì “terra di nessuno”. Durante i primi giorni di questa campagna militare, i soldati stanziati in quella zona rocciosa e desertica caratterizzata da crepacci e caverne naturali, incontrarono solamente un ribelle Modoc; nonostante questo apparente immobilismo della campagna militare, i Modoc, che attuarono una vera e propria guerriglia sfruttando il territorio ostile e sconosciuto ai soldati americani, riuscirono in quei giorni a uccidere sedici soldati e a ferirne altri quarantaquattro.

Arrivati a questo punto, vedendo l’impossibilità di uno sviluppo e di una conclusione militare del conflitto contro i ribelli Modoc, una delegazione governativa americana intraprese dei negoziati con i rappresentanti della tribù, tra cui Kintpuash, che però sfociarono l’11 aprile in un vero e proprio massacro attuato dai Modoc ai danni dei rappresentanti governativi delle trattative di pace. La decisione di Kintpuash e degli altri rappresentanti della tribù di compiere il massacro era stata presa dopo che la commissione di pace propose nuovamente ai Modoc di trasferirsi in una riserva e sopratutto di processare i ribelli colpevoli dell’omicidio dei coloni.

Dopo questo fatto la repressione governativa dei ribelli Modoc si fece più dura; il 15 aprile infatti il maggiore Alvan C. Gillen si mise in marcia verso la regione di Lava Bends tagliando ai Modoc tutte le riserve d’acqua, in modo da indebolirli e portarli cosi a deporre le armi. I ribelli rimasero invisibili fino al 26 aprile, data in cui tennero un’imboscata al maggiore Evan Thomas nella quale furono uccisi due tenenti e diciotto soldati, mentre un’altra ventina di uomini rimase ferita. Successivamente a questo ennesima azione di guerriglia Modoc, il comando della campagna militare per sedare la resistenza dei ribelli passo nelle mani del generale Jefferson Davis, anche se fu il capitano Henry Hasbrouk a dirigere l’ultimo fase della guerra contro i Modoc.

Il 10 maggio 1973 i Modoc sferrarono la loro ultima offensiva contro il campo del capitano Hasbrouk situato nei pressi di Dry Lake. Nonostante fossero stati presi di sorpresa i soldati di Hansbrouk riuscirono a contrastare l’attacco dei ribelli, infliggendo ai Modoc la prima vera sconfitta dall’inizio della guerra. Al termine dello scontro i ribelli sopravvissuti, tra cui Kintpuash, furono catturati e scortati come prigionieri di guerra a Fort Klamath, dove in seguito ad un processo furono condannati a morte e quindi impiccati.

Termina così l’intensa resistenza Modoc e la Guerra contro i soldati americani. Resistenza che nonostante si sia dimostrata mossa dall’assoluta volontà dei ribelli Modoc di non privarsi della propria libertà e di non sottomettersi al dominio americano senza combattere, ha purtroppo decretato (come spesso accade nella Storia) la vittoria dell’esercito americano, proiezione del dominio europeo ed occidentale e del suo tentativo di egemonizzare qualsiasi popolazione considerata inferiore, primitiva e selvaggia. Nonostante tutto i “selvaggi” e “primitivi” Modoc riuscirono a infliggere gravi perdite all’esercito, resistendo per ben due anni alla superiorità militare americana grazie alla loro guerriglia rurale e sfruttando il territorio che conoscevano bene. Alla fine furono rinchiusi in una riserva e domati gli uomini, ma non lo spirito ribelle del popolo Modoc ostile a qualsiasi tentativo di sottomissione e privazione di autonomia.

 

 

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.