Resistenze Indigene – L’Insurrezione dei Kanaki

Resistenze Indigene – L’Insurrezione dei Kanaki

Il 24 settembre del 1853 l’ammiraglio Febvrier des Pointes firmò l’atto di adesione della Nuova Caledonia alla Francia dando così inizio al dominio coloniale francese su questa isola melanesiana e sul popolo nativo dell’isola, i Kanaki. Una delle prime decisione prese dall’amministrazione coloniale francese fu quella di suddividere l’isola in cinque distretti, sovvertendo completamente l’organizzazione sociale e politica originaria dei Kanaki che, a causa della sua assenza di forme anche embrionali di strutture governative e di Stato, può essere definita fondamentalmente anarchica. Inizia in questo modo il processo di colonizzazione della Nuova Caledonia e la conseguente militarizzazione dei territori occupati per difendersi dalle incursioni e dalle rivolte dei nativi che, logicamente, non accettavano la sottomissione forzata all’amministrazione francese e l’obbedienza all’autorità coloniale che non erano disposti a riconoscere. Questa serie di rivolte e insurrezioni portarono in poco tempo alla quasi totale sottomissione forzata delle popolazioni di etnia kanaka della parte settentrionale della Nuova Caledonia.

Atai, leader dell’insurrezione dei Kanaki contro il dominio coloniale francese

Dal 1856 fino al 1876 ogni regione dell’isola era percorsa quasi annualmente da insurrezioni e rivolte contro i colonizzatori francesi. Ma è solamente nel 1878, inizialmente nelle località di Bouloupari e di La Foa ma poi diffusasi a tutta l’isola, che scoppiò quella che può essere definita a tutti gli effetti l’insurrezione più importante del popolo Kanaki all’occupazione coloniale francese. Per la prima volta le numerose tribù kanake decisero di unire le loro battaglie e presentarsi organizzate anche sul piano “militare”; dopotutto si era giunti ad un punto di non ritorno per i Kanaki: o ribellarsi all’autorità coloniale per continuare ad esistere in quanto uomini liberi oppure soccombere al dominio francese e rischiare seriamente di scomparire. Dopo numerosi e sanguinosi scontri, nonostante la loro pratica di guerriglia invisibile fatta di agguati e ritirate nelle fitte e impenetrabili foreste della Nuova Caledonia, l’esercito coloniale francese ebbe la meglio sui coraggiosi guerrieri kanaki e questo avvenne principalmente per due motivazioni: da una parte la supremazia militare dell’esercito francese è assolutamente innegabile, dall’altra parte è altrettanto fondamentale sottolineare il tradimento dei Baxea di Canala e degli Houaiflou, due tribù kanake che nel momento cruciale dell’insurrezione decisero di abbandonare lo scontro e allearsi con il padrone francese. Fu proprio a causa di questo tradimento che l’esercito francese riuscì ad assassinare Atai, il  leader che guidò la rivolta del popolo kanak.

Con l’uccisione brutale di Atai, che venne decapitato, e di altri leader, l’insurrezione kanaka fu presto e facilmente domata dai francesi. Come di consueto nella triste e nefasta (per i popoli extraeuropei) storia del colonialismo europeo, la repressione degli insorti da parte dell’esercito francese in Nuova Caledonia fu disumana e spietata tanto da poter parlare senza problemi di una vera e propria volontà di sterminio dell’etnia Kanak; gli insorti furono condannati a morte tramite fucilazione e i campi e le coltivazioni, così come i villaggi, furono dati alle fiamme. La società kanaka non esisteva praticamente più, sconvolta dalla rottura di ogni legame con la propria terra e privata delle risorse economiche tradizionali. Nell’assoluto disinteresse di distinguere tra ribelli e collaborazionisti, l’amministrazione coloniale francese portò quasi totalmente a compimento il genocidio dei Kanaki, spopolando intere regioni della Nuova Caledonia e scrivendo in questo modo una delle pagine più atroci della storia del colonialismo europeo.

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.

Una risposta a “Resistenze Indigene – L’Insurrezione dei Kanaki”

  1. Purtroppo anche i Kanaki furono sottomessi dal colonialismo europeo, la loro organizzazione sociale sovvertita.
    A me sono piaciute le puntate de “L’isola del campione”, condotte da Christian Karembeu, ex calciatore nazionale francese.
    .—–
    L’ex campione del mondo, che si è sempre rifiutato di cantare l’inno nazionale francese in campo, per rispettare la memoria dei suoi parenti esposti come “trofei” nell’Esposizione Coloniale di Parigi del 1931, è nativo della Nuova Caledonia. Orgoglioso delle bellezze naturali e della cultura alla quale si sente di appartenere, svela la vita più autentica di popolazioni ricche di storia, profondamente legate alle tradizioni e decise a conservare il vincolo con l’ambiente che le circonda.

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