Moriranno le mega-fabbriche, resisteranno le foreste! 

Moriranno le mega-fabbriche, resisteranno le foreste! 

riflessioni spontanee e sparse sulla nuova foresta occupata in Germania

“Ogni volta che una motosega penetrava in quegli alberi, mi sembrava che entrasse anche dentro di me. Era come assistere all’assassino della mia famiglia. E proprio come perdiamo una parte di noi stessi con la morte di un familiare o di un amico, così io perdevo una parte di me stessa ad ogni albero caduto”

Era il dicembre del 1997 quando una ventitreenne Julia Butterfly Hill decide di arrampicarsi in cima ad una sequoia di sessanta metri. E queste sono le parole che scriveva dalla piattaforma costruita su Luna, la sequoia secolare sulla quale ha vissuto per due anni per protestare contro la deforestazione e l’abbattimento degli alberi millenari in una foresta primordiale nel nord della California. 

Parole, azioni ed esperienza che sono attuali ancora oggi e che nel corso degli ultimi dieci anni si sono moltiplicate in gran parte d’Europa e del Nord America. Basti pensare alla storica occupazione della foresta di Hambach o la resistenza ecologista nel territorio di Lutzerath in Germania, così come alle proteste e all’occupazione forestale del movimento Stop Cop City ad Atlanta, solo per citare alcuni esempi.

Negli scorsi giorni alcuni militanti e attivisti ecologisti tedeschi hanno deciso ancora una volta che la strada dell’azione diretta e dell’occupazione delle foreste fosse la risposta migliore per contrastare ed opporsi alla devastazione di un’area naturale portata avanti dall’espansione di Gigafactory, la fabbrica Tesla che rappresenta il principale polo industriale in Europa per la casa automobilistica di Elon Musk.

Infatti da mercoledì scorso decine di persone tra attivisti e abitanti del luogo si sono accampate nella foresta di Grünheide alle porte di Berlino, iniziando a costruire piattaforme e case sugli alberi per impedire il progetto di Tesla che implicherebbe l’abbattimento di centinaia di alberi e la distruzione di ettari di foresta.

Già a febbraio la maggioranza dei residenti di Grünheide aveva votato contro il progetto di espansione e di costruzione di una stazione merci e dei magazzini, ma tale azione si è dimostrata ancora una volta inutile dinanzi agli interessi e ai profitti di una multinazionale come Tesla. La stessa Tesla che si presenta con il volto green impegnata nella produzione di auto elettriche come “soluzione” al cambiamento climatico. Da una parte l’ennessimo esempio di greenwashing da parte dell’industria, delle multinazionali e in generale del sistema economico capitalista, principale attore della distruzione ambientale e della devastazione degli ecosistemi, dall’altra persone, attivisti, militanti ecologisti più o meno radicali che scelgono di mettere in pratica l’azione diretta per impedire la deforestazione, occupando fisicamente la foresta. Difatti striscioni con slogan come “le auto pulite sono una bugia” o “foresta invece di fabbrica di mostri” sono apparsi fin da subito nel luogo dov’è iniziata l’occupazione. 

Scegliere da che parte stare è molto semplice. Così come comprendere che agire in prima persona, singolarmente e/o insieme ad altri affini e complici, pensare a strategie e tattiche da mettere in pratica per resistere, contrastare e attaccare il sistema economico ed industriale che, in nome di uno sviluppo e un progresso senza fine, sta distruggendo ecosistemi e ha portato sull’orlo della catastrofe ambientale. Agire nel qui e ora per resistere e attaccare. Perchè la devastazione ambientale in nome del progresso e dei profitti è ovunque, basti pensare al “laricidio” avvenuto poche settimane fa a Cortina per la costruzione di una pista da bob in vista delle Olimpiadi invernali del 2026. 
Cerchiamo allora di fare nostro ciò che dicono le persone che stanno occupando la foresta di Grünheide e convertire le parole in azione: “«Vogliamo ostacolare la distruzione della zona. Più a lungo dura l’occupazione meglio è!”

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.