Educare alla Non-Aggressività: i !Kung del Kalahari

Educare alla Non-Aggressività: i !Kung del Kalahari

Come mai in alcune società definite selvagge la violenza e l’aggressività sono quasi inesistenti?                       E’ proprio da questo interrogativo che evidenzierò e tratterò il tema dell’aggressività all’interno della società !Kung, basandomi soprattutto sulle analisi etnografiche dell’antropologa Patricia Draper che ha vissuto e studiato i queste comunità tra il 1968 e il 1969. Ma chi sono i !Kung? I !Kung sono un popolo di cacciatori e raccoglitori attualmente stanziato nel deserto del Kalahari. Nonostante la grande maggioranza della popolazione attualmente abbia abbandonato lo stile di vita tradizionale, esistono ancora alcuni gruppi di cacciatori-raccoglitori semi nomadi, che vivono in bande di 35-75 individui. La composizione e la dimensione dei membri del gruppo dipende dalla stagione e dalla disponibilità d’acqua, poichè vivendo in un’area fortemente arida è necessario un certo grado di mobilità tra le varie bande; mobilità che può essere vista come un comportamento irrinunciabile per adattarsi all’ambiente naturale. Per i !Kung è fondamentale il muoversi continuamente e rimanere in contatto con gli altri gruppi, l’armonia del gruppo e la solidarietà è possibile solamente grazie all’interdipendenza tra gli individui. Ed è per questo motivo che i !Kung provano una fortissima diffidenza nei confronti degli individui che manifestano atteggiamenti aggressivi, poichè potrebbero mettere in serio pericolo l’unità e l’essere indiviso della comunità. I soggetti che che non riescono a controllare l’ira o le pulsioni aggressive vengono temuti dai !Kung, in quanto pericolosi non solo per sè stessi, ma innanzitutto per la stabilità e la solidarietà sociale.Il comportamento aggressivo all’interno del mondo culturale !Kung ha un forte carattere disgregante ed è per questo motivo che essi tendono ad allontanare gli individui violenti e riottosi.

Come possiamo notare, l’aggressività, e il controllo di essa, all’interno della popolazione !Kung sono una questione fondamentale. Questa comunità possiede pochissimi meccanismi formali per mantenere sotto controllo il conflitto sociale e lo scopo della soluzione del conflitto non ha mai carattere punitivo, bensì è rivolto a ripristinare le relazioni amichevoli e armoniose tra gli individui. Per mantenere sotto controllo gli impulsi aggressivi e disgreganti, è importante la socializzazione primaria dei bambini,a cui viene insegnato un comportamento non aggressivo; questo perchè all’interno della società !Kung si tende a sviluppare all’interno dei bambini il sentimento di cooperazione di gruppo, scoraggiando la competitività e l’aggressività tra coetanei, sopratutto durante l’infanzia. Grazie allo studi etnografico della Draper possiamo concentrarci su due fattori tipici del contesto socio-culturale principali che influenzano la socializzazione primaria del bambino. Da una parte abbiamo una vita familiare dalla natura pubblica. Dall’altra parte si nota l’onnipresenza della figura adulta e del controllo che essa esercita sull’ambiente formativo dei figli; controllo volto a sconfiggere ed attenuare le manifestazioni di aggressività. Questi due fattori evidenziano la stretta interazione fisico-sociale tra adulti e bambini all’interno della comunità !Kung.

Nonostante questo costante controllo dell’aggressività, della violenza e delle loro manifestazioni all’interno del gruppo, anche i !Kung nutrono emozioni negative quali rabbia, ira, invidia e così via. Infatti possiamo notare come, in caso di litigi con conseguenti aggressioni fisiche tra bambini, gli adulti non intervengano per punire o riprendere, bensì il loro intervento è orientato a minimizzare il conflitto semplicemente separando i due bambini e spostando la loro attenzione su qualcos’altro di diverso dal litigio. In questo modo gli adulti impediscono al comportamento aggressivo di tramutarsi in una situazione più grave. Inoltre è utile sottolineare l’assenza di punizione fisica da parte dei genitori !Kung nell’educazione dei figli. Gli adulti evitano questo tipo di atteggiamenti aggressivi non solo perchè hanno carattere fortemente negativo all’interno della società, ma soprattutto perchè in questo modo i bambini non hanno nessuna opportunità di osservare, e conseguentemente imitare e riprodurre, il comportamento violento degli adulti. Inoltre attraverso il metodo disciplinare applicato dai genitori !Kung, il bambino non avrà mai la possibilità di sperimentare la soddisfazione seguita ad una aggressione fisica e verbale nei confronti di un suo coetaneo.

Altra importante ed interessante questione è l’elevata tolleranza presente all’interno del mondo culturale !Kung per le manifestazioni di aggressività rivolte ai genitori da parte dei bambini. Nella quasi totalità dei casi gli adulti tendono ad ignorare le esibizioni di rabbia dei bambini. In questo modo il bambino impara che manifestando la sua ira o la sua rabbia non attira l’attenzione dell’adulto, nè tanto meno può far cambiare atteggiamento all’adulto nei suoi confronti. E’ assai difficile inoltre il maltrattamento o la punizione fisica inflitti dai genitori ai propri figli, poichè c’è un’elevatissima disponibilità di tutti gli adulti del gruppo ad intervenire prontamente nel momento in cui un bambino manifesti atteggiamenti riottosi nei confronti della madre, impedendo così che il genitore possa perdere il controllo e scaricare la tensione aggressiva sul figlio.

E’ quindi evidente la capacità comune a tutti gli adulti !Kung di percepire anticipatamente gli stati emotivi dei bambini, impedendo e controllando le manifestazioni di aggressività all’interno del gruppo e tra coetanei. Ed è inoltre innegabile la prova che ci viene fornita da questo popolo per quanto riguarda la socializzazione e l’educazione, dimostrando la possibilità di educare alla cooperazione e alla non aggressività per formare individui adulti non aggressivi e una società basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione e la competitività che caratterizzano la società moderna occidentale.19ddee70b4338f9c636ba71a74ba3d93

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.