Prestigio e Potere nelle Società Primitive: I Big Man, ovvero Capi senza Potere

Prestigio e Potere nelle Società Primitive: I Big Man, ovvero Capi senza Potere

“Le società primitive sono società che rifiutano l’economia.”                                                                                     Non esiste frase più vera. Vera in quanto l’individuo primitivo non è alimentato e animato in nessun modo dalla ricerca costante del profitto, caratteristica strutturale dell’economia intesa in senso capitalistico, ma non delle società primitive. Infatti la società primitiva dedica alla produzione di beni (intesi di consumo immediato, e quindi di sussistenza) un arco di tempo limitato (in media 5 ore al giorno) e un ridotto dispendio energetico. Questi limiti tempistici ed energetici vengono imposti per non essere valicati, oltrepassati, in modo da evitare la scissione (ritenuta catastrofica dalle società primitive) tra sfera dell’economia e sfera sociale, generando la divisione social tra ricchi e poveri. A questo punto possiamo dire che le società primitive non sono prive dell’economia, bensì scelgono di essere contro, di opporsi ad essa in quanto sfera a se stante dal sociale.

Collegato al tema dell’economia nelle società primitive emerge il problema dell’istituzione della Chefferie. Per parlare della Chefferie è innanzitutto necessario evidenziare cosa si intende, antropologicamente parlando, con il termine “Società Primitiva”: ovvero una società che impedisce l’emergere della divisione sociale e priva di qualsiasi organo separato dal sociale detentore del potere politico; brevemente si tratta di società indivise ed egualitarie. Quindi, a seguito di questa descrizione, come funzionano le relazioni di potere tra il leader e la tribù all’interno di una società primitiva?

In soccorso questa volta ci viene l’antropologo statunitense Marshall Sahlins, che attraverso il suo studio etnografico e l’analisi dei sistemi melanesiani e polinesiani, ci descrive la figura del Big Man, individuo in cui confluiscono la sfera politica e quella economica.                                                                                                      Il Big Man per essere tale deve disporre di 2 essenziali qualità. Da una parte deve possedere il talento oratorio, mentre dall’altra è obbligato alla generosità, ovvero è suo compito evitare di accumulare beni, e anzi impegnarsi nella produzione di un surplus di beni da distribuire agli altri membri della comunità. “Obbligato alla generosità”, che significa? Semplicemente che per ottenere lo status di leader deve possedere un quantitativo di beni (un surplus) di cui la società intera usufruirà. Come fa quindi il futuro Big Man per procurarsi questo surplus? L’unico metodo di cui dispone è quello di produrre da sè i beni di cui necessita per compiere il suo obbligo di generosità. Il Big Man può solamente contare sul sudore della sua fronte. In poche parole, il Big Man attua un vero e proprio autosfruttamento di se stesso, non detenendo, e di conseguenza non potendo esercitare, nessun potere che gli permetterebbe di sfruttare il lavoro degli altri.

Sarebbe dunque la figura del Big Man ad aprire la strada per la divisione sociale tra padroni e sudditi? Il Big Man potrebbe essere considerato l’antenato che ha dato origine all’emergere dell’entità statale?

Anche attraverso il lavoro etnologico di Sahlins possiamo evidenziare come nelle società primitive sia un carattere imprescindibile l’assenza della divisione del corpo sociale in una minoranza di dominanti che comandano ed una maggioranza di dominati che obbediscono. Piuttosto, sempre se vogliamo trovare una parvenza lontana di divisione sociale interna a queste società egualitarie, possiamo sottolineare, al contrario, una scissione tra una minoranza di Big Man che si autosfruttano per innalzare il proprio prestigio e una maggioranza di “fannulloni” poveri che non hanno alcuna ambizione di prestigio e quindi nessun interesse ad autosfruttarsi per produrre un surplus di beni. A questo punto arriviamo a tirare una prima fondamentale conclusione; infatti lo status di leader conferito al Big Man dalla tribù, in cambio dell’obbligo di generosità, non conferisce lui alcun potere, che potrebbe esercitare sulla comunità. Perciò come possiamo parlare di potere del Big Man se esso è doppiamente sfruttato (da se stesso e dalla comunità)?

Qual è la natura di questo potere se non la sua essenza di non-potere? In realtà dovremmo parlare di prestigio, e non confonderlo o assimilarlo al concetto di potere. Infatti non è la brama di potere a spingere il Big Man al proprio sfruttamento, in quanto, nel momento in cui esso provasse ad esercitare una qualsiasi forma di potere sulla comunità, la tribù si rifiuterebbe di sottomettersi e di obbedirgli, evidenziando la natura stessa del Big Man: un capo senza potere.                                                                                                                                                Perciò è utile ribadire e sottolineare nuovamente come sia il desiderio di prestigio sociale a muovere il leader primitivo, e non l’acquisizione di potere politico atto a comandare sulla tribù. Dalla sua parte la tribù concede il prestigio poichè esso non conferisce nessuna forma di autorità al Big Man; anzi la società primitiva non permette in alcun modo al leader di tramutare il prestigio acquisito in potere da esercitare sulla comunità, creando divisione tra dominanti e dominati.

Abbiamo visto come alla base dell’acquisizione dello status di Big Man si trovi l’obbligo di generosità, un vero e proprio contratto stipulato tra il capo e la tribù, che sancisce il prestigio di cui ha brama il capo, in cambio di un costante flusso di beni prodotti di cui può godere la comunità intera. Questo obbligo di generosità è a tutti gli effetti un debito del capo nei confronti della società; debito che incatena il capo fin quando egli vorrà continuare a detenere lo status di leader, e che cessa nel momento in cui l’individuo cessa di essere Big Man. Il debito è quindi una categoria caratterizzante esclusivamente il funzionamento della relazione tra la Chefferie e la società.

Tirando le conclusioni, è possibile evidenziare per l’ennesima volta come le società primitive non siano affatto “società-senza-potere”, bensì caratterizzate dalla totale avversione nei confronti della separazione tra potere e sfera sociale, poichè è appunto la società ha detenere ed esercitare il potere politico sul leader. Attraverso l’obbligo di generosità, che come abbiamo visto è un obbligo del debito, la società primitiva si assicura il mantenimento del suo essere indiviso e del suo carattere egualitario.                                                                     E quindi, ricollegandoci alla definizione antropologica di società primitiva, possiamo senza alcun errore sostenere che esse siano senza Stato in quanto scelgono consapevolmente e volontariamente di essere contro lo Stato.

Aboriginal Tribal Land in Arnhem Land, Australia
Aboriginal Tribal Land in Arnhem Land, Australia

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.