La Democrazia Selvaggia: La Confederazione degli Irochesi

La Democrazia Selvaggia: La Confederazione degli Irochesi

La Democrazia è un concetto tipicamente ed esclusivamente Occidentale? Democrazia implica necessariamente il dominio della maggioranza, eletta tramite la il sistema del voto?

Solitamente si pensa e si è convinti che la Democrazia sia una invenzione dell’Occidente, che fonda le sue radici nell’Atene classica, considerata la patria del concetto di democrazia. Nonostante queste convinzioni comuni, nel corso della Storia umana abbiamo avuto svariati esempi di società e comunità egualitarie che possedevano procedure specifiche per prendere decisioni su questioni riguardanti e vincolanti la vita della collettività. La sostanziale differenza tra la “democrazia classica” ateniese e successivamente occidentale e questi altri esempi di società egualitarie si può riscontrare nelle procedure utilizzate per prendere decisioni riguardanti la vita pubblica dell’intera comunità. Infatti mentre la democrazia ateniese/occidentale si fonda sul sistema del voto e della delega dei rappresentanti, e quindi del dominio della maggioranza, le società egualitarie avevano come procedura di base la forma assembleare, ovvero il riunirsi e discutere in assemblee in cui ogni membro della comunità poteva esprimer la propria opinione.

A questo punto sorge spontanea un ulteriore domanda: Per quale motivo queste società egualitarie vengono difficilmente definite e riconosciute come democratiche? La risposta è semplice: perché la tradizione democratica occidentale fatica a riconoscere come democratiche tutte quelle società o comunità che non utilizzano il sistema del voto e della delega, bensì ricercano il consenso di tutta la comunità attraverso il metodo assembleare. Si viene così a creare una contrapposizione tra Democrazia Verticale, tipica dei moderni Stati-Nazioni e della tradizione occidentale liberale, e Democrazia orizzontale, basata sulla ricerca del consenso, tipica di quelle società in cui non c’è un’entità statale che detiene il monopolio della forza coercitiva capace di obbligare la minoranza a concordare con le decisioni della maggioranza.

La ricerca del consenso è un processo di compromesso e sintesi teso a produrre decisioni che nessuno troverà così fortemente inaccettabili da doverle rifiutare o opporsi.

 

Perché questa lunghissima premessa?

Semplicemente per iniziare un discorso su una di quelle comunità egualitarie che difficilmente viene definita e riconosciuta come democratica, e troppo spesso dipinta come selvaggia, primitiva o, parafrasando Hobbes, in una perenne condizione di guerra di tutti contro tutti: gli Irochesi.

Gli Irochesi erano una popolazione di nativi americani del Nord America stanziata negli attuali Quebec e Ontario, New York, Wisconsin e Oklahoma. Attorno al 1570, 5 tribù di lingua Iroquian (Onondaga, Oneida, Mohawk, Cayuga e Seneca) diedero vita alla Confederazione o Lega Irochese, anche chiamata Lega delle 5 nazioni (che divennero 6 con l’ingresso nella confederazione dei Tuscarora). Gli Irochesi si riferiscono a loro stessi utilizzando il nome “Haudenosaunee”, ovvero “Popolo della Lunga Casa”. Questo nome fa riferimento alle loro tipiche abitazioni, le “Lunghe Case”, in lingua iroquian “Ho-de-no-sote”, che rappresentavano la manifestazione fisica del loro complesso sistema sociale, i valori di solidarietà familiare, cooperazione economica e governo tramite mutuo soccorso. La Lunga Casa divenne col tempo simbolo del potere politico unificato delle tribù raccolte nella Confederazione, che si basavano sulla Grande Legge della Pace (Gayanashagowa).

La Confederazione Irochese si riuniva in un Grande Consiglio, una assemblea a cui partecipavano 50 sachem (capi di pace), ognuno di uguale rango, designati dalle “Madri del clan”, ovvero le leader femminili delle tribù, in quanto la società irochese si fondava sul matriarcato e la matrilinearità. Quando si riuniva il Grande Consiglio? Ogni volta che ve ne era bisogno per discutere di argomenti vincolanti la collettività. Come venivano prese le decisioni? Certamente non attraverso il sistema del voto, modalità sconosciuta agli Irochesi, bensì tramite assemblee finalizzate al raggiungimento del consenso di tutti i componenti. Infatti il Consiglio non decideva in base alla maggioranza, ma si impegnava al confronto, alla discussione e alla mediazione fin quando non si sarebbe raggiunta l’unanimità. Comunque, anche nel momento in cui i 50 sachem raggiungessero un accordo unanime, le decisioni prese avrebbero dovuto avere il consenso e l’appoggio dell’intera popolazione. Tutto il popolo, sia uomini sia donne erano rappresentati e controllavano il Consiglio. Infatti i sachem possono essere definiti “capi senza potere”, sotto costante controllo della comunità che impedisce loro di sviluppare desideri di potere e di egemonia.

La Grande Legge della Pace è uno dei più antichi documenti che contenga i valori che le moderne democrazie liberali occidentali presentano come proprie invenzioni. Infatti, grazie a questa legge veniva riconosciuto ad ogni membro della Confederazione la libertà di parola, di religione e soprattutto il diritto delle donne di partecipare alla vita politica ed assembleare della comunità. Queste libertà venivano garantite anche ai prigionieri di guerra, che venivano adottati dagli Irochesi e venivano loro assegnate delle terre, diventando membri effettivi della tribù.

Penso sia chiaro il carattere fortemente egualitario e democratico del popolo Irochese, estraneo a concetti come voto, patriarcato, possesso, proprietà privata, forza coercitiva, ovvero a tutti quei valori considerati fondanti della modernità e delle democrazie occidentali.

Ancora una volta viene smascherato l’etnocentrismo occidentale, che tende a presentare la democrazia come invenzione propria, e a ritenere tutte le comunità, le società e i popoli “non moderni” come selvaggi o primitivi che necessitano dell’aiuto occidentale per intraprendere la strada della civiltà e del progresso, abbandonando una presunta condizione di inferiorità, arretratezza e infantilità.2000px-Flag_of_the_Iroquois_Confederacy.svgZZ3108C4CF

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.