LA MEGAMACCHINA DEVASTATRICE -DISTRUGGERE LA MEGAMACCHINA

LA MEGAMACCHINA DEVASTATRICE -DISTRUGGERE LA MEGAMACCHINA
L’opuscolo di cui vi condivido il PDF è nato raccogliendo i materiali prodotti per l’iniziativa La megamacchina devastatrice, una due giorni contro l’estrattivismo e il mondo che ne ha bisogno, tenutasi al Bencivenga Occupato di Roma il 16 e 17 dicembre 2023. Potete leggerne l’introduzione di seguito, che traccia una breve quanto accurata definizione del termine estrattivismo e di ciò che rappresenta in concreto. Il tema dell’estrattivismo è più attuale e urgente che mai perchè legato a doppio filo alla catastrofe ambientale prodotta e alimentata dall’economia neoliberista, dall’industrialismo tecnologico e dal mito del progresso. Questo opuscolo si collega inoltre alle recenti mobilitazioni sulle Alpi Apuane e al comunicato del collettivo Athamanta dal titolo “Le montagne non riscrescono. Fermiamo l’estrattivismo in Apuane e ovunque” Buona lettura, stampate e diffondete, discutiamone insieme e agiamo!

L’estrattivismo caratterizza l’epoca moderna. Definiamo l’estrattivismo come un particolare modo di pensare e le relative pratiche mirate a massimizzare il profitto attraverso l’estrazione di risorse, che porta con sé violenza e distruzione


Introduzione: che cos’è l’estrattivismo?


Negli scambi di ragionamenti ed analisi che hanno accompagnato la costruzione di quest’iniziativa, la prima domanda che ci siamo poste, e a cui abbiamo cercato di dare una risposta, è stata proprio questa: che cosa intendiamo col termine “estrattivismo”?
Stupendoci non poco, dopo una prima ricerca, abbiamo scoperto che il termine, coniato a quanto pare nel 1996 per descrivere lo sfruttamento delle foreste in Brasile, nasce e viene tuttora utilizzato già di per sé connotato negativamente. Per estrattivismo si intende un modello di estrazione di risorse naturali da una località e la loro esportazione in altri luoghi, senza alcuna lavorazione in loco, o con lavorazione minima.
In altri termini, è il saccheggio sistematico che ha avviato e promosso il colonialismo da almeno 500 anni a questa parte. Nella sua accezione odierna (a volte detta neoestrattivismo), gli attori principali diventano le grandi multinazionali e le politiche neoliberiste, che dietro alle promesse di sviluppo economico e occupazione nei paesi poveri, nascondono i gravi danni ambientali e sociali inflitti ai luoghi e alle popolazioni che subiscono la maggior parte dei progetti estrattivi. Insomma, si tratta di un termine nient’affatto neutro, che riguarda da vicino le politiche neocoloniali su cui si fonda il “benessere” occidentale e che è più che fondamentale per la costruzione del tecnomondo che ci aspetta. Ma per capirci qualcosa, meglio procedere con ordine e volgere un attimo lo sguardo al passato.

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.