Tutto è importante: perché non è tempo per il cinismo

Tutto è importante: perché non è tempo per il cinismo

“In quest’epoca apocalittica, quale mondo vorreste vedere emergere dalle rovine? Cosa farete per realizzarlo? Ricordate che gli sconvolgimenti più drastici della storia umana sono nati dalla disperazione.” Vorrei partire proprio questa frase per introdurre la traduzione e la pubblicazione di questo articolo scritto da Janet Kent del blog Radical Vitalism. Se siamo sull’orlo del precipizio verso l’estinzione di massa e del collasso ecologico-ambientale, noi tutte individualità radicali, anticapitaliste e anarchiche dovremmo essere abbastanza lucide per comprendere che tra le rovine del sistema economico neoliberista, predatorio e devastatore, estrattivista e industrialista, accecato dal suicida dogma del progresso e dello sviluppo senza fine, possiamo costruire qualcosa di nuovo e radicalmente diverso.

Per rispondere alle domande di cui sopra, prendendo a prestito le parole di Buenaventura Durruti, non dobbiamo avere paura delle rovine perchè portiamo un mondo nuovo dentro ai nostri cuori. Dobbiamo solo cominciare nel qui e ora a trovarci, riconoscerci, discutere, condividere pratiche, creare comunità per iniziare a costruire tra le rovine di un sistema che sfrutta l’umano, gli animali non umani e la natura, mettendo da parte quel cinismo che immobilizza e rende innocui. Dobbiamo quindi iniziare a ritrovarci nelle terre di mezzo, nelle zone intermedie, nelle terre di nessuno, costruendo avamposti e bivacchi non solo per sussurrare di paesaggi reali, immaginari e scomparsi, ma soprattutto per prepararsi ad affrontare e vivere la catastrofe alle porte, cospirando tra pochi amici onesti e complici di territà e resistenza.

Voci di cinismo mascherate dalla “ragione” ci inondano fin dai primi anni di vita. Per cinismo intendo non solo il presupposto che gli individui agiscano per interesse personale, ma anche lo sminuire l’impatto dell’azione individuale e collettiva. Quando siamo bambini, soprattutto gli adulti ben intenzionati ci consigliano di non illuderci troppo, minando le nostre idee e i nostri progetti entusiastici di gioventù. Queste voci provengono da un luogo di esperienza dolorosa; sebbene gli oratori possano cercare di evitare la nostra delusione, il messaggio di fondo è che siamo piccoli e impotenti. Anche se sono sicuro che queste voci mi abbiano plasmato fin dall’inizio, è la voce di un vecchio amico, anni fa, in un discorso a tarda notte che mi perseguita. Dopo ore trascorse a recuperare e parlare delle lotte che affrontiamo come individui e come società, dall’oppressione quotidiana alla distruzione totale della vita sulla Terra, ho iniziato a parlare del lavoro che mi nutre, dell’organizzazione, dell’insegnamento e della condivisione che mantiene il un grande dolore a bada, che allevia il mio senso di impotenza e sopraffazione. All’improvviso, l’umore cambiò mentre lui strizzava gli occhi e diceva: “in realtà non pensi che tutto ciò che puoi fare abbia importanza, vero?” con un tono beffardo che trasmette sia scherno che disgusto.

Questa è la voce che sento quando mi sento giù, sovraccarica e senza speranza. La voce che dice che è ingenuo, sciocco ed egoista pensare che qualsiasi cosa io faccia abbia un impatto. Perché sento proprio questa voce tra tutte le altre? Perché è molto simile alla mia. Questa voce crudele e beffarda potrebbe essere uscita dalla mia testa, perché riassume perfettamente le mie paure e la mia autocritica.  Il cinismo è un modo di pensare che conosco bene. Come un sentiero ben battuto, i miei pensieri cadono facilmente in quel solco. Quando sono cinica, come la maggior parte dei cinici, definisco la mia visione “realistica”. In realtà, mi aspetto il peggio da coloro che mi circondano e dalla società nel suo complesso, nonostante tutte le prove dimostrino che questa convinzione non è corretta. Quando diamo per scontato il peggio, abbiamo il magro piacere di congratularci con noi stessi quando le nostre basse aspettative vengono soddisfatte. Siamo orgogliosi di essere saggi e avveduti, di non essere stati presi in giro, di vedere la dura realtà che i nostri coetanei non cinici non sono abbastanza coraggiosi da affrontare. Ci sentiamo superiori nelle nostre valutazioni brutali.  Quello che noi cinici raramente ammettiamo è che temiamo la delusione. Nascondiamo il fatto che ci sentiamo molto feriti quando osiamo sperare e le nostre speranze vengono deluse. Il cinismo è una strategia di difesa elaborata che ci protegge da ulteriori sofferenze. La maggior parte delle persone ciniche ha un idealista o un sognatore sepolto nel profondo di questa corazza di “realismo”. 

Quell’idealista impara presto ad abbracciare l’atteggiamento protettivo del critico che critica e sminuisce, per evitare di sentirsi sciocco o ingannato. Meglio deridere che essere derisi. Meglio aspettarsi il peggio che sentire il peso schiacciante della delusione.

Credere che il cambiamento sia impossibile, che le azioni individuali siano prive di significato, ha un altro vantaggio. È molto meno faticoso. Se si crede che ciò che ognuno di noi fa può fare la differenza, che gli effetti cumulativi delle azioni di coloro che lavorano per il cambiamento nel tempo hanno un impatto, allora si diventa responsabili nell’agire. Essere capaci di reagire significa lavorare con gli altri, sentirsi a disagio, spendere energie e accettare l’incertezza. Lavorare per il cambiamento può sembrare un gioco d’azzardo con pessime probabilità, con poche vittorie e molte sconfitte. Tuttavia, le probabilità non migliorano se partiamo dal presupposto che il cambiamento è impossibile, perché come possiamo misurare le perdite quando siamo in una condizione di sconfitta? Essere già sconfitti è esattamente come ci vuole il sistema dominante. Se diamo per scontato che la partita sia persa, se spendiamo tutte le nostre energie per la sopravvivenza, utilizzando ogni surplus per il consumo di prodotti di cui non abbiamo bisogno o per anestetizzare il nostro dolore e la nostra consapevolezza, diventiamo cittadini gestibili, che difficilmente si alzeranno in piedi quando vedremo la violenza statale o aziendale inflitta ad altri esseri umani o al resto della rete della vita.

Sebbene i cinici siano sempre esistiti, l’epoca attuale fornisce nuovi argomenti a coloro che sostengono che nulla di ciò che facciamo ha importanza. Chiunque si informi sull’ecologia e sui cambiamenti climatici capisce che abbiamo superato il punto di non ritorno della catastrofe climatica. Anche con una drastica riduzione dell’uso di combustibili fossili, continueranno a verificarsi cataclismi. Allo stesso modo, il fenomeno dell’estinzione di massa causato dall’Impero continuerà a lungo nel futuro. Considerando la probabilità di un collasso ecologico, è più facile che mai dire: “È troppo tardi. Non possiamo fare la differenza. Il dado è tratto”.

Una previsione basata su questa consapevolezza è l’imminente estinzione della nostra specie. Certo, tutte le specie si estinguono prima o poi, ma potrebbero passare eoni prima che noi incontreremo questo destino. Per molti, l’idea che l’Homo sapiens, il distruttore del pianeta, stia compiendo una missione suicida, che si concluderà in tempi relativamente brevi e che il resto della vita sulla Terra si riprenderà senza di noi, è un’idea che suscita un certo piacere. Questo è un punto di vista espresso il più delle volte da persone di origine europea, spesso colpevoli di confondere “gli esseri umani” con “gli esseri umani che vivono sotto il sistema economico che sta devastando il mondo e i suoi abitanti”.  Ricordiamo che la fine dell’umanità significa la fine delle popolazioni indigene e dei discendenti degli africani schiavizzati in tutto il mondo, che non hanno mai acconsentito a vivere sotto questo sistema di illusoria crescita illimitata e di consumo sfrenato. (Quando ci rallegriamo di un futuro senza la nostra specie, classifichiamo erroneamente l’attuale sistema economico come una manifestazione inevitabile della nostra specie, piuttosto che come uno degli innumerevoli modi di relazionarsi con il resto degli esseri viventi. Rendiamo invisibili tutti coloro che hanno vissuto e continuano a vivere in modi meno estrattivi, che si vedono all’interno della rete del viventi piuttosto che avere il dominio su di esso. Non dobbiamo confondere la fine di un determinato modo di vivere con la fine della nostra specie. La domanda è: cosa viene dopo?

Sebbene ai cinici piaccia affermare di avere la visione del mondo più realistica, coloro che trovano conforto nell’idea dell’estinzione della nostra specie sono in realtà piuttosto ingenui. Gli esseri umani sono incredibilmente adattivi, come i ratti e gli scarafaggi. È molto probabile che persisteremo in circostanze sempre peggiori, come gli abitanti dell’Isola di Pasqua. Gli scrittori di fantascienza distopica hanno previsto una miriade di possibili futuri, tutti cupi e sempre più plausibili. Per un esempio recente, si consideri il film Blade Runner 2049, il futuro dell’allevamento di larve, un mondo in cui non vive quasi nulla, tranne gli esseri umani e i replicanti, che si nutrono di larve d’allevamento e cibo sintetico. Come disse Kurt Vonnegut, “Le cose peggioreranno in modo inimmaginabile”. È difficile discutere questo punto. Vonnegut ha continuato dicendo: “e non miglioreranno mai”. Dopo tutto, era un cinico. “Inimmaginabilmente peggio” potrebbe descrivere una serie infinita di futuri. La domanda è: quanto peggioreranno le cose e in che modo? Se scegliamo di pensare in modo meno cinico, possono peggiorare ma poi migliorare? Questa è la parte che dipende da noi.

Se continuiamo a vivere in una società gerarchica e suprematista costruita sull’illusione di una crescita illimitata, il peggioramento della vita si accelererà, per noi come individui, per la nostra specie e per la vita planetaria in generale. Se si permette all’industria dei combustibili fossili di estrarre tutto ciò che può dai giacimenti di petrolio e carbone in via di esaurimento, in luoghi sempre più remoti e in forme sempre più difficili da trattare, assisteremo a un’accelerazione del caos climatico e della devastazione ecologica. Allo stesso modo, la continua esplosione di progetti infrastrutturali in tutto il mondo comporta un’ulteriore frammentazione degli ecosistemi, legata sia all’aumento dei tassi di estinzione sia al riscaldamento globale. La scarsità di risorse sta già influenzando le comunità locali e la politica planetaria, poiché vediamo i rifugiati del cambiamento climatico intraprendere pericolosi viaggi verso pascoli letteralmente più verdi, solo per affrontare la morte in mare o un eterno limbo nei campi di internamento. Con il crollo dell’economia neoliberista in tutto il mondo, la scarsità si diffonde anche nelle regioni più ricche. Il caos è la norma. In tempi di incertezza, le persone tendono a cercare leader che proiettino forza e certezza. I leader fascisti sono pronti a sfruttare le paure delle moltitudini in un mondo in rapido cambiamento. Stiamo già assistendo all’aumento della violenza di Stato diffusa, alla militarizzazione dei confini e alla distruzione dell’ambiente che sono il segno distintivo di questi regimi autoritari. Quando si pensa a un futuro che si delinea all’interno di questi limiti, diventa facile sperare nell’estinzione della nostra specie. Ma non ce la caveremo così facilmente.

Sembra che io stia sostenendo l’impossibilità del cambiamento. Non è così. Al contrario. Voglio convincervi che l’esito di tutto questo è ancora in bilico. I cinici che pensano che la previsione più realistica sia l’estinzione della nostra specie sono intenzionalmente ingenui. Se ce ne stiamo seduti assicurandoci che nulla di ciò che facciamo conta, aspettando con ansia che la nostra specie riceva la giusta punizione, lasciamo spazio a coloro che stanno cogliendo questo momento per determinare quale sarà il prossimo mondo. Non agendo, diamo potere a chi vede la crisi in corso come un’opportunità di profitto e di ulteriore accumulo di potere. Lasciamo che la xenofobia e l’odio prendano forza, con tutta la violenza che ne consegue.

Nel frattempo, una dopo l’altra, scompaiono le specie vegetali e animali che costituiscono ciò che resta della rete incredibilmente ricca e intricata della vita sulla Terra. Chi agirà per loro? Ognuno di loro è importante. Ognuno di voi è importante. Non è il momento dell’atteggiamento autocompiaciuto e difensivo del cinismo. Non è tempo di valutazioni fredde e disimpegnate. È il momento di connettersi, di rimanere invischiati, di unirsi ad altri, di avere fiducia negli effetti cumulativi delle nostre reti. Non è egoistico pensare che le proprie azioni siano importanti, è rivoluzionario, perché si è uno tra una moltitudine e ogni azione contribuisce all’ondata di cambiamento. Ricordate, come ci ha insegnato Ursula K. LeGuin: “Viviamo nel capitalismo. Il suo potere sembra ineluttabile. Così come il diritto divino dei re. Qualsiasi potere umano può essere contrastato e cambiato dagli esseri umani”. In quest’epoca apocalittica, quale mondo vorreste vedere emergere dalle rovine? Cosa farete per realizzarlo? Ricordate che gli sconvolgimenti più drastici della storia umana sono nati dalla disperazione. Questo è un momento simile. Tutto è importante.

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.