Nulmal, una rivista selvatica

Nulmal, una rivista selvatica

“Come il vento e i tramonti, la natura selvaggia è stata sempre data per scontata, finché il progresso non ha iniziato la sua opera di devastazione. Oggi ci troviamo posti di fronte alla questione se un più elevato “tenore di vita” possa compensare la scomparsa di tutto ciò che è naturale, libero e selvaggio.” Aldo Leopold, Pensare come una montagna

Buonasera a tutti/tutte!

Negli ultimi anni questo blog è piombato in uno stato di silenzio intermittente, di stagnazione, di perdita di stimoli e di pubblicazioni sempre più rarefatte. La mia vita è cambiata molto nel corso di questi anni, sia sul piano personale che lavorativo, politico e di pensieri e di conseguenza anche gli argomenti e le tematiche di interesse hanno subito un cambiamento. Se Nulmal nasceva originariamente con l’idea di trattare di antropologia in senso lato, oggi la sua natura muta e si trasforma in qualcosa di nuovo. L’antropologia rimarrà sempre sottotraccia ed emergerà spontaneamente in quello che scriverò, ma più come un’attitudine che come disciplina in sé, rigida e spesso limitante.

Nulmal” è il danzatore folle tra i Kwakiutl, colui che si fa portatore di creatività attraverso la sua azione distruttrice volta ad attaccare norme e valori dominanti e a destabilizzare il normale funzionamento dell’ordine sociale, quindi questo mutamento di forma del blog, affondando le radici in una critica radicale dell’esistente, spero potrà offrire nuove possibilità di sguardi e interpretazioni su quello che accade attorno a noi, convinto dell’importanza della sovversione di tutto ciò che si presenta come naturale, giusto, immutabile e dominante al tempo della società della merce, del profitto, del progresso tecnologico, della devastazione ambientale e dell’autorità.

Nulmal rinasce quindi con l’intento e la tensione di essere una rivista selvatica in cui si parlerà delle varie forme della selvatichezza e di non addomesticamento; di donne e uomini, bambini e bambine, persone, animali umani e non umani liberi e selvaggi; di ecologismo radicale, di critica alla civilizzazione e alle sue strutture portanti da una posizione anarchica, di chi resiste, si rivolta e lotta per una vita radicalmente diversa, lontana dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli animali non umani e sulla natura. Ma anche e semplicemente di boschi e sottoboschi, di montagne e terre alte, delle culture e delle storie che riguardano questi ambienti e questi luoghi. Una rivista selvatica che si posiziona sui margini, alla ricerca di percorsi inesplorati e di sentieri non battuti da percorrere senza nessuna certezza; perché solo una rottura dell’ordine costituito può far intravedere la possibilità di sperimentare modi di vivere diversificati.

Una rivista selvatica, per dirla con Aldo Leopold, perchè tutto ciò che è libero è selvaggio.

A presto!

Pubblicato da Stefano

Chi sono? Domanda troppo difficile a cui rispondere. Per farla il più semplice possibile mi chiamo Stefano, sono una creatura selvatica di 28 anni e da che ho ricordo amo stare all'aperto, a contatto con l'ambiente naturale e soprattutto camminare nei boschi e in montagna. Il grande gioco della vita mi ha portato sui sentieri dell'educazione in natura e della pedagogia del bosco, ambito in cui sono attualmente in formazione. Prima di questo ho fatto tante cose, alcune più interessanti di altre e ho seguito quasi sempre i miei interessi, le mie passioni e la mia motivazione intrinseca, dall'antropologia alla controcultura punk per citare due degli ambiti che mi hanno formato come individuo negli ultimi dieci anni della mia vita, sempre accompagnato da una profonda tensione anarchica, una spontanea coscienza ecologista, una radicale critica alla civilizzazione e la curiosità verso tutte le forme in cui si incarna e manifesta la selvatichezza e il non-addomesticamento dell'essere umano, degli animali e della natura.