In questo articolo voglio presentare il tema del relativismo etico in campo antropologico, ovvero quel modo di approcciarsi alla diversità culturale sforzandosi di “comprendere ciò che non possiamo accettare”, citando l’antropologo Clifford Geertz.
Nella sua opera “Le Morali della Storia”, precisamente nel capitolo “Postscriptum. La Conoscenza degli Altri”, lo storico francese Tzvetan Todorov presenta il tema della diversità e della conoscenza dell’altro, sostenendo che la questione della comprensione di una cultura differente dalla nostra rientra nella ben più ampia problematica “com’è possibile comprendere l’altro?”. Todorov crede che esistano quattro differenti fasi che compongono il processo di comprensione dell’altro.
La prima fase coincide con il processo di assimilazione dell’altro alla nostra cultura. In questo modo l’interesse nei confronti dell’altro e della sua cultura ha come unico e reale scopo quello di ricercare nell’altro valori, aspirazioni e aspetti riconducibili alla nostra cultura. L’interesse per culture lontane si fonda sull’erronea convinzione che esse seguano le strutture della mia cultura, smascherando in questo modo la presunzione etnocentrica che porta a convincersi dell’esistenza di una sola identità, ovvero la mia.
La seconda fase consiste nell’annullamento della propria identità a vantaggio dell’identità culturale dell’altro. Questa seconda fase sfocia in una eccessiva valorizzazione dell’altro che smaschera la proiezione che ci facciamo, sull’altro, dei nostri bisogni ed interessi. A differenza della prima fase, questo secondo processo di comprensione dell’alterità culturale illude che esista una sola identità, ma non più la nostra, bensì quella dell’altro.
Come terza fase Todorov individua la possibilità di una conoscenza dell’altro a partire dal dialogo. Dialogo però attento a controllare senza mettere in dubbio le proprie categorie interpretative. In questo modo la molteplicità di punti di vista, di valori, di categorie culturali cede il posto all’unità che comporta l’incommensurabilità tra l’io e l’altro, due entità che rimangono costantemente distinte. L’apertura alla comprensione dell’altro avviene a partire dal riconoscimento della propria identità e i propri pregiudizi vengono presi come strumenti da utilizzare e sfruttare nel processo conoscitivo e relazionale con la diversità culturale.
Infine, la quarta ed ultima fase esposta da Todorov, evidenzia che per forza di cose la conoscenza dell’altro dipende dal riconoscimento della mia identità, ma allo stesso tempo questo processo di confronto e conoscenza trasforma la mia identità. Conoscendo l’alterità culturale e dialogando con l’altro, io muto il mio modo di pensare ed essere. In questa quarta fase la conoscenza dell’altro implica la trasformazione di se stessi e della propria identità; trasformazione che permette di ripensare all’altro e a se stessi in un modo nuovo e diverso.
Todorov arriva alla conclusione che alla base del relativismo culturale in senso antropologico dovrebbe trovarsi un processo di comprensione dell’alterità culturale riconducibile alla quarta fase da lui esposta. Lo storico muove un’aspra critica nei confronti della relatività, poichè secondo lui significa semplicemente assumere ed accettare una posizione acriticamente, sostenendola e difendendola, senza preoccuparsi di metterla in dubbio.
Todorov sostiene che si hanno due tipi di rapporto con la cultura. Con la propria cultura di appartenenza il rapporto è di tipo costitutivo, ovvero forma l’identità individuale, mentre il rapporto con altre culture è di tipo critico, ovvero permette di rafforzare e controllare i propri valori di riferimento a partire dalla polarità “Io-Altro”. E’ fondamentale realizzare che le culture non devono essere considerate come blocchi immobili da accettare o da condannare in toto, bensì bisogna valutare i singoli elementi di ogni cultura, sottoponendoli ad esame critico per comprendere se possano essere rifiutati o condivisi e tollerati.
Questa analisi di Todorov presenta due importanti riflessioni. Da una parte viene evidenziata la storicità dell’individuo, ovvero condizione che gli permette di esprimere giudizi critici di valore; dall’altra parte emerge l’aspetto di critica culturale, aspetto centrale e fondamentale che permette il dialogo e l’incontro tra culture differenti; dialogo che permette di rivolgere uno sguardo critico su di se, sulla propria cultura e la propria identità, e al contempo permette di avvicinarsi alle categorie interpretative dell’altro in un continuo confronto con la diversità.
Il punto di vista di Todorov sul processo di comprensione dell’altro è di estrema attualità nel mondo globalizzato e multiculturale di oggi, poichè la difficoltà di avvicinarsi e comprendere il punto di vista dell’altro è parte integrante della quotidianità che viviamo. Ed è impossibile, non che futile, pensare di sottrarci dal confronto e dal dialogo con l’alterità culturale.
Articolo molto bello.
Credo che i popoli tribali, indigeni, siano molto più propensi ad accettare le differenze culturali, rispetto a noi occidentali.
Dovremmo andare noi a scuola da loro.
Naturalmente alcuni di noi lo fanno, ma sono pochi, purtroppo.
Gianni Tiziano